Le Tradizioni

La Triennale del Venerdì Santo

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Venerdi Santo

La comunità religiosa di Fanano trova traccia delle proprie origini in documenti di gran lunga antecedenti all’anno 1000. Espressione della tradizione religiosa, la secolare rievocazione della Passione di Cristo rappresenta una delle manifestazioni più antiche, caratteristiche e suggestive dell’Alto Appennino Modenese.
Si svolge a cadenza triennale in uno spazio urbano sacralizzato per l’occasione e mirabilmente allestito dalle Confraternite e da tutti gli abitanti, secondo una regia sapiente ed antica, ha come cuore un’artistica statua lignea settecentesca raffigurante il Cristo morto (conservata in una cappelletta aperta al pubblico, nella centrale Piazza Corsini, di proprietà della famiglia Fogliani).
La popolazione, per l’occasione, si divide in otto contrade denominate Chiesa – Gesù Morto – Piazza – Stradone - Poggiolo – Pianata – Fuoco e Piazzetta e, seguendo le indicazioni dei diversi Capi Contrada, si mobilita durante la Quaresima per preparare gli addobbi del paese (colonne e cordoni di bosso e cipresso: gli alberi del dolore e del lutto) per la cerimonia che ancora oggi svolge secondo l’antica tradizione settecentesca. Durante la settimana Santa, le strade e le piazze si animano di un lavoro febbrile che unisce uomini, donne e giovani di Fanano.
Il Centro storico del paese in questa occasione si trasforma: davanti alla cappelletta Fogliani viene eretto un sepolcro di bosso, nel cui vano, alle tre del pomeriggio del Venerdì Santo, sarà posta la statua del Cristo Morto; nella contrada Poggiolo viene allestito l’Orto dei Getsemani al centro del quale figura una statua del Cristo; la contrada Stradone è ornata di archi e croci di foglie sempreverdi, così come le Contrade Pianata e Piazza.
Attraverso questo scenario, illuminato dalla fioca luce di lumi velati di viola, si giunge alla Contrada Fuoco, dove viene acceso un grande fuoco a torcia su un piedistallo; segue la Contrada Piazzetta con la grandiosa rappresentazione del Calvario ricoperto di muschio sormontato da tre croci, alla cui base è posta una statua di Cristo Morto affiancata dalle statue della Madonna Addolorata e di S. Giovanni.
Nella Contrada Chiesa, davanti alla Chiesa Parrocchiale di S. Silvestro viene eretta una cappella rivestita di frasche sempreverdi che raffigura il sepolcro del Cristo.
La processione inizia alle ore 21,00 dopo le funzioni del Venerdì Santo e si snoda sul percorso allestito, mentre i Confratelli portano sulle spalle, per antico privilegio, le statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, con le tradizionali “cappe” nei colori delle Confraternite (nero, rosso e turchino).
La manifestazione richiama da sempre a Fanano numerosi fedeli, turisti e persone amanti delle tradizioni e del folklore. 

 

Le Confraternite

Le Confraternite di Fanano sorgono a partire dalla metà del ‘400 ed assolvono per lungo tempo funzioni votive o di assistenza sociale, come quella di S. Giovanni Decollato detta “della buona morte” in quanto destinata a garantire ai confratelli assistenza e rito funebre gratuito. Un tempo erano quattro con la Confraternita della B.V. del Carmine, ora ne sono rimaste tre: la Confraternita di S. Giovanni Decollato, la Confraternita del SS. Rosario e la Confraternita del SS. Sacramento chiamate, dal colore delle cappe indossate nelle cerimonie, rispettivamente “dei neri”, “dei turchini” e “dei rossi”. Accanto a queste, riservate ai soli uomini, esistevano anche due compagnie composte esclusivamente da donne: la Congregazione delle Concettine che riconosceva come patrona la Madonna della Concezione e la Confraternita delle “Consorelle” devota alla Madonna del Fonte Battesimale della Chiesa Parrocchiale.
Gli Oratori posti a fianco della Chiesa Parrocchiale di San Silvestro (vedi la sezione Monumenti) sono le sedi ufficiali delle tre confraternite maschili.
 

 

Triennale di S. Possidonia

S. Possidonia, martire romana, è considerata a Fanano grande protettrice e patrona; i suoi resti vennero donati al paese dall’Abate fananese Antonio Pellegrini nel 1649.
Collocati inizialmente in un’urna lignea dorata opera di Giovanni Gherardini e traslati nella Chiesa Parrocchiale di S. Silvestro, furono spostati in una nuova urna d’argento e di metallo dorato il 2 settembre 1762. Quest’ultimo avvenimento veniva ricordato nel paese con cadenza triennale la seconda domenica del mese di settembre; le reliquie venivano portate trionfalmente per le vie del centro, addobbate a festa mentre il corpo bandistico locale e giochi popolari allietavano la cittadinanza. Uno spettacolo pirotecnico concludeva la giornata. La tradizione però non è più attualmente celebrata. 

 

Festa degli emigranti

Triennale che si celebrava alternandosi con quella del Venerdì Santo e quella di S. Possidonia, nel tempo ha modificato sensibilmente la sua organizzazione. Dell’emigrazione, fenomeno non sempre positivo, si sono nel tempo sottolineati tutti gli aspetti, anche quelli meno piacevoli legati alle difficoltà ed alle motivazioni che spingevano ad emigrare per poter vivere.
 

 

Maschere fananesi - La famiglia Frascona

Intorno al 1955, su iniziativa del maestro Paolo Mario Bellettini, insegnante elementare, fu costituito un gruppo di maschere che venne denominato “Famiglia Frascona”: composta dal padre, Tamburlano, prototipo del forte montanaro, la madre Bronza, fedele al marito, ma ancor più al generoso vino, ed il figlio Giocondo, sempre impegnato a “modernizzare” i genitori. Proveniva dalla località “Mulino del Balzo”, posta ai margini di un torrentello, in zona impervia ed isolata.
Rappresentavano persone semplici, forse un po’ tarde, che risulta siano realmente esistite tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 nel territorio fananese; vestivano abiti rustici, di pannetto, tessuti dalla Bronza utilizzando la lana delle pecore che allevavano. Pur risiedendo ben al di fuori del centro di Fanano e lontano dai normali canali di comunicazione di massa, avevano però una precisa cognizione di quanto avveniva nel paese e nel mondo, argomenti su cui argomentavano con una arguzia critica tutta popolare.
Il Maestro Bellettini, coadiuvato anche da altri fananesi, basandosi in parte su questi rappresentanti del popolo fananese, li trasformò in maschere, valorizzandole in occasione del Carnevale di Fanano con la sfilata di carri allegorici.
Successivamente queste maschere ampliarono le loro esibizioni mettendosi in rapporto con altre maschere della provincia e anche oltre fra le quali, soprattutto, la Famiglia Pavironica di Modena, e partecipando per diversi anni al Giovedì Grasso Modenese, in occasione del quale era previsto anche un saluto di Tamburlano dal balcone del Palazzo Municipale della città.
Ebbe inoltre rapporti ed esibizioni con Bertoldo e la sua Corte di San Giovanni in Persiceto, Tugnoun di San Felice sul Panaro, Mirandolina di Mirandola e altre maschere emiliane.
Gli alunni della Scuola Primaria di Fanano, su idea di alcune insegnanti sensibili alle tradizioni locali che si sono impegnate nella redazione dei testi delle battute, hanno costituito una Famiglia Frascona “in miniatura” che sfilava in occasione del Carnevale di Fanano riscuotendo un grande successo.
Attualmente la Famiglia Frascona continua a partecipare al Giovedì Grasso di Modena.
Hanno interpretato negli anni:
Tamburlano: Umberto Passini, Domenico Cattinari, Gottardo Turchi, Pierluigi Perfetti.
Bronza: Maria Pellati, Clementina Bellettini, Gina Zinanni, Maria Bellettini, Alda Poli.
Giocondo: Elio Passini, Alfonso Seghedoni, Gottardo Turchi, Riccardo Turchi, Riccardo Pellati. 

 

Concerto di Capodanno della Banda Municipale

Da tempo indeterminato ormai la Banda Municipale di Fanano, uno dei complessi filarmonici più antichi del Frignano, il 1 gennaio di ogni anno porge gli auguri alla popolazione con un concerto itinerante per le vie del paese nei pressi delle abitazioni delle autorità (sindaco, parroco, benefattori, ecc...).
 

 

Il Simposio Internazionale di Scultura su Pietra

La tradizione che ha radici più profonde a Fanano è sicuramente l’arte degli scalpellini (picchiarini), sapienti lavoratori ed artisti della pietra, famosi in Europa. La presenza nella sezione sud del territorio di arenarie marne e peliti che forniscono la “pietra serena” o “di Fanano”, utilizzata da sempre in forma grezza per le costruzioni, ne ha favorito la diffusione: dalle prime tracce documentabili di epoca romana, alle costruzioni monastiche dell’alto medio evo, ai numerosi palazzi delle più facoltose famiglie ed in ogni edificio rurale, muretto di confine, maestà, è presente la secolare esperienza degli scalpellini locali.
L’arte dei “picchiarini”, ha trovato la sua naturale continuità espressiva nel Simposio Internazionale di Scultura su Pietra: manifestazione la cui prima edizione venne organizzata dal Sculture su pietra Comune nel 1983 e alla quale partecipano artisti provenienti da tutto il mondo.
 

 

In 15 edizioni ha prodotto più di 200 sculture che, collocate in loco, si sono aggiunte alle numerose espressioni artistiche ricevute in eredità dalla storia dando corpo al Museo all’aperto di Scultura su pietra che rappresenta oggi uno dei rari esempi in Italia di raccolta pubblica di scultura contemporanea e una forma sui generis di arredo artistico urbano. Un interessante connubio tra storia, arte e cultura che si colloca nel solco profondo della tradizione ponendosi a salvaguardia della continuità della espressione culturale di un territorio. Queste peculiarità conferiscono a Fanano il titolo di “Città della Pietra Scolpita”.
Il Museo fa parte del Sistema Museale della Provincia di Modena e contribuisce ad apportare un consistente contributo allo sviluppo di temi e valori culturali legati a tutto il Frignano ed all’intero territorio dell’Alto Appennino Modenese.

 

Il presepe vivente

il calzolaio
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il calzolaio

"E se Gesù nascesse a Fanano?"

Entrato recentemente a far parte del novero delle tradizioni fananesi il presepe vivente - organizzato a cadenza biennale - ne rappresenta, assieme alla Triennale del Venerdì Santo, una delle più spettacolari. Anche in questo caso il paese si trasforma, facendo tornare indietro le lancette del tempo, in una piccola Betlemme di montagna, pronta ad accogliere la nascita di Gesù, con un realismo unico.

Nato per proseguire la tradizione del piccolo presepe vivente allestito nella frazione di Canevare, su iniziativa del fananese Giosuè Macchia, prematuramente scomparso, dalla volontà e dalla passione dei suoi amici, è diventato un vero grande evento. Il centro storico del paese si svela nella sua anima storica: si rianimano locali e cantine abbandonate, piccoli portici e aie dimenticati dove si riaccendono le candele e le lanterne che illuminavano la vita montanaradi un tempo.

Scalpellini, tessitori, cestai, calzolai, orafi, lavandaie, fabbri, falegnami, fornai si rimettono all'opera; tornano a girare le ruote dei mulini, a scoppiettiare i fuochi dei metati e a bollire le pentole delle osterie. Apre il mercato dei prodotti della terra e i contadini raccolgono gli animali nei cortili, fra i covoni; i bambini vanno a scuola e gli spazzacamini girano a cercare lavoro fra le case fra le musiche dei suonatori.

Nei giardini delle antiche ville si insediano i Romani, capeggiati da Erode, con centurioni che trascinano prigionieri nelle segrete e belle cortigiane, e trovano alloggio i Re Magi con tutta la carovana di servi e odalische al seguito, in attesa della cometa.

La grande processione finale celebra la nascita del Salvatore, nella capanna con l'asino ed il bue, dove la Madonna con San Giuseppe trovano rifugio e dove tutti gli artigiani, i bottegai, gli operai, gli osti e i musicanti e i Re Magi si recano ad omaggiare con i loro prodotti, la Sacra Famiglia.

Ogni volta ci sono novità, si riscoprono tradizioni, ci si immerge sempre di più nei panni dei fananesi di inizio '900, riproducendo i gesti antichi che tutti ricordano, facendo parte di un patrimonio comune che solo apparentemente, nella Fanano di oggi, è celato; l'entusiasmo e il piacere di lavorare insieme, una qualità unica fananese, è sempre pronto a stupire il visitatore.