Felice Pedroni

Felice Pedroni e l'oro dell'Alaska

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Felice Pedroni

La storia più recente del paese di Fanano non può essere raccontata senza porre nella dovuta luce la figura di Felice Pedroni.
Nacque nel 1858, ultimo di sei fratelli, nella località le Teggie – Casa Biagio nella frazione di Trignano, da genitori contadini come tanti all’epoca; rimasto orfano di padre giovanissimo, la vita dura che lo aspettava e la miseria della famiglia lo spinsero, come tanti connazionali, ad emigrare all’estero dapprima in Francia nel 1881, poi negli Stati Uniti nel 1883. 
All’interno degli Stati Uniti Felice Pedroni, diventato Felix Pedro, si spostò spesso toccando gli Stati di Illinois, Colorado, Utah, Oregon, Washington, sempre all’inseguimento di occasioni lavorative migliori.
Fece il bracciante, il minatore nelle miniere di carbone… ma presto si fece trascinare da quella che per alcuni fu davvero una malattia: la febbre dell’oro.
Questa lo portò inizialmente in Canada, tra il 1892 ed il 1893 e poi in Alaska nel 1894. Nello Yukon si fermò a lungo, potè conoscere le popolazioni locali ed ebbe modo di innamorarsi delle zone impervie del centro, la regione del fiume Tanana.
Le sua vicende si fanno via via più avventurose a testimonianza di una volontà di riuscire sostenuta da una caparbietà non comune che lo aiutò a sopravvivere anche nelle occasioni disperate.
Il premio per le sue fatiche arrivò il 22 luglio 1902 con la scoperta dell’oro nel fondo del torrente che ora si chiama Pedro Creek.
Pedroni riuscì ad ottenere la concessione statale per l’estrazione e divenne nel giro di pochi mesi il presidente del nuovo Distretto minerario di Fairbanks fondato l’8 settembre 1902 proprio nella sua baracca.
La ricerca dell’oro diede buoni frutti e, presto, nella zona sorse un’agglomerato di abitazioni che sarebbe stato il primo nucleo della attuale città di Fairbanks.
Felice tornò in Italia nel 1909 per sposarsi, ma la ragazza che desiderava non acconsentì; tornato in Alaska sposò l’irlandese Mary Ellen Doran, donna di dubbia moralità e scarsissimi scrupoli.
Poco dopo, per cause mai chiarite, perse la concessione della miniera e quindi ogni sua ricchezza, ritrovandosi più povero di quanto fosse all’arrivo in Alaska.
Morì nel 1910 all’età di 52 anni, in circostanze non chiare. 
La salma di Felice Pedroni, ritrovata dopo 70 anni, riposa ora nel Cimitero di Fanano dove è stata traslata il 12 ottobre 1972; queste le parole incise sulla lapide “Il giorno 12/10/72 Felice Pedroni ha rivisto la sua terra. Il suo intuito, il suo coraggio, la sua tenacia hanno dato la ricchezza e la città di Fairbanks allo stato di Alaska”. 
La città di Fairbanks, seconda città dell’Alaska dopo Anchorage, ogni anno ricorda Felix Pedro, suo fondatore, nelle cerimonie dei Golden Days.
Il Comune di Fanano, gemellato con la città di Fairbanks dal 2002, sostiene numerosi scambi culturali tra i due territori che hanno dato sinora origine a diversi eventi, tra cui uno specifico convegno sull’emigrazione organizzato a Fanano nel 2003 che ha visto la partecipazione di numerosi ospiti provenienti da Fairbanks in rappresentanza della amministrazione cittadina e del mondo dell’arte, della storia e della musica.
La figura di Felice Pedroni, emigrante fananese, è simbolo dell’emigrazione che fu fenomeno imponente in tutto l’Appennino nel XX secolo poiché è rappresentativa di un destino, spesso crudele, che i nostri avi hanno dovuto affrontare, per poter sopravvivere; a livello antropologico, è qualcosa che va al di là della stessa vicenda particolare di cercatore dell'oro: in un mondo moderno che ha perduto gli spazi ignoti, e dove tutto può ormai essere raggiunto, egli incarna soprattutto l'archetipo, remotissimo, dell'uomo che cammina, del viaggiatore che conserva e riunisce lo spazio. 
A Trignano, nella valle di castagni che scende a Rocca Corneta, il torrente che resta ghiacciato per tutto l'inverno può continuare a suggerire una storia che ciascuno è in grado di vivere in se stesso. La vita di questo Fananese sembra dirci soprattutto questo: che i passi di ogni individuo ripetono in fondo i destini delle grandi migrazioni, e che esistono piste praticabili, proprio vicino a noi, che è ancora possibile seguire. Come a dire che qualcosa dell'Alaska ha sempre vissuto, da molto tempo prima del 1902, nell'Appennino modenese, e che l'essenza del viaggio non ha a che fare con vite di uomini particolari (www.felicepedroni.it