Storia

Come nessun tempo mi appartiene,

eppure sempre indico il tempo,

così nessun tempo sicuro

appartiene a te o viandante

Torre dell’Orologio di Fanano, iscrizione datata 20 ottobre 1609


L'alto Appennino modenese è sempre stato parte integrante del Frignano, la porzione di territorio che comprende quasi tutta la zona meridionale dell'attuale provincia di Modena, dai primi rilievi collinari al crinale. Quest'area geografica, il nome cui nome pare possa derivare dal toponimo etrusco-latino Feronia oppure dal nome degli antichi abitatori, i Liguri Friniantes, nel corso dei secoli ha goduto di particolare autonomia e conservato uno spiccato spirito di indipendenza, che parzialmente sopravvive ancora oggi nell'unità culturale frignanese. La stessa conformazione orografica, dominata dai più alti rilievi dell'Appennino settentrionale, primo fra tutti il Monte Cimone (m. 2165) ha più volte consentito alle popolazioni locali di resistere più che altrove all'occupazione di truppe nemiche.

Le prime presenze umane sono databili intorno al 4500 a.C., ma gli insediamenti di una certa entità risalgono al III secolo a.C., quando le tribù liguri della Pianura Padana vennero sospinte verso lo Scoltenna da Etruschi e Galli Boii. Nel secolo successivo i Romani riuscirono a debellare la resistenza indigena solo dopo una guerra durata oltre cinquant'anni e dal punto di vista amministrativo conservarono la regione separata da Mutina (l'attuale Modena).

Fanano è uno dei Comuni che fa parte dell’Alto Frignano assieme a Sestola, Montecreto, Riolunato, Pievepelago e Fiumalbo e, come gli altri (ad eccezione di Pievepelago), prolunga i suoi confini a raggiera verso la vetta del Monte Cimone, quasi a rivendicare il radicamento ed il senso di appartenenza-dipendenza dal monte. La centralità del Cimone è, dal punto di vista storico-territoriale, connotazione peculiare della zona che cresce ricca di scambi commerciali e culturali ma anche terreno di guerre di dominazione.

Le origini di Fanano sono remote; il nome del paese, documentato dall’VIII secolo, viene fatto risalire ad un deformazione di “Fannianus” valido come nome di persona quanto come prediale di un “Fannius”, attestato da una stele funeraria modenese di età romana. 
La fondazione potrebbe quindi risalire al periodo successivo al 176 a.C. quando i Romani sconfissero le bellicose ed indomabili popolazioni locali che lo storico Tito Livio chiamò dei Liguri Friniates, anche se precedentemente, in quanto zona di confine con il territorio degli Etruschi, fu oggetto di insediamento da parte di questi, come testimoniato dall’origine di alcuni toponimi locali.
Nella Valle della frazione di Ospitale sono recentemente tornate alla luce, nei siti di La Sega e La Tana, numerose iscrizioni rupestri scritte durante il bellum sociale (90–89 a. C.) da militi ribellatisi a Roma che si definiscono Umbri, ma il loro dialetto contiene varie particolarità che inducono a distinguerlo dall′umbro delle Tavole Iguvine. L′alfabeto contiene alcune lettere speciali, ma si caratterizza soprattutto per il frequente uso di legature. La maggior parte delle iscrizioni è costituita da esortazioni a rivoltarsi contro Roma ed a formare una Lega Umbra. Alcune scritte hanno un contenuto erotico; altre sono illuminanti per ricostruire il pantheon di questi rivoltosi (cfr. Giancarlo Sani "Iscrizioni pre-romane in valle di Ospitale",  nella rivista "Fanano fra Storia e Poesia", 2008).

Già in epoca romana il Frignano, ed il territorio di Fanano, erano attraversati da alcune strade di valico, che poi andarono perdute in seguito alle invasioni barbariche, ma nel medioevo tornarono lentamente a solcare la montagna modenese.

Alcune notizie suggeriscono la presenza di S. Colombano nella zona di Fanano all’inizio del VII secolo, quando il monaco fondò, prima del celebre cenobio di Bobbio, un monastero. Tuttora esiste una chiesa a lui dedicata nel centro del paese.

Nel VII secolo l’Italia centro-settentrionale si divise tra territori conquistati dai Bizantini e territori longobardi: le grandi vie di comunicazione (quali la Flaminia Emilia), occupate a settori dalle due armate nemiche, divennero quindi impraticabili in tutta la loro estensione. In particolare nel modenese i Longobardi, che con la campagna bellica di Liutprando nel 727 avevano esteso i propri possedimenti a oriente fino oltre il Reno, necessitavano di vie di comunicazione sicure e possibilmente lontane dagli avamposti bizantini. L’opera di riorganizzazione viaria fu quindi intrapresa da Re Astolfo il quale nel 749 donò il territorio di Fanano e di Sestola al cognato Anselmo (poi Santo), già duca del Friuli. Questi, una volta rinunciato al titolo di duca e vestito l’abito monacale, fondò il Monastero del S.S. Salvatore in Fanano presumibilmente nella zona che ancora oggi conserva la denominazione di “Abà” e “Badiola” (termini derivati da “abbazia”) e un ospizio benedettino in Val di Lamola (attuale Valle di Ospitale), dedicato a S. Giacomo, una delle indispensabili strutture di supporto ai viaggiatori in prossimità del crinale appenninico; degli xenodochi che offrivano rifugio a viandanti e pellegrini restano ormai poche tracce, ma la loro dislocazione ha consentito di ricostruire l'antica viabilità.

Nell’anno 751, sempre su invito del re Astolfo, Anselmo si trasferisce a Nonantola e fonda l’Abbazia (attuale illustre testimonianza della presenza benedettina ed esempio imponente e suggestivo di romanico) spinto dal fervore religioso, ma anche da ragioni politiche e militari connesse alla necessità di sorvegliare territori (quello ferrarese e bolognese) per i quali le velleità bizantine non si erano ancora completamente assopite e conferire ai confini del regno un marchio di inviolabilità mediante l’impronta sacrale dell’insediamento monastico. 
Il monastero di Fanano, con tutti i beni annessi, passa così alle dipendenze di Nonantola che divenne il nodo del nuovo complesso viario.
La strada che collegava i due monasteri benedettini fondati da Anselmo - la Via Romea Nonantolana (www.viaromea.it) che passando per Fanano, collegava il nordest europeo con Roma - assunse importanza strategica di tutto rilievo, permettendo il collegamento, attraverso il Passo della Calanca, con i ducati longobardi di Spoleto e di Benevento percorsa da milizie, corti reali, viandanti, pellegrini che si recavano a Roma. 

 

Tuttavia le distanze, la difficoltà dei collegamenti, rendono i due monasteri ingovernabili, per cui ne venne concessa l’amministrazione e la sovrintendenza alle persone laiche più ragguardevoli del paese con titolo di Rettori. L’Ospizio in Val di Lamola invece rimase attivo fino al XVII secolo svolgendo le sue funzioni caritative di assistenza ai pellegrini che percorrevano la Via Romea Nonantolana.

Al decadere di Nonantola e all’affermarsi delle potenze autonome e rivali di Modena e Bologna venne meno l’unità dei territori nei quali la Via Romea Nonantolana si snodava. Ciò comportò il declino e la frammentazione del percorso, anche se un antico tracciato nei pressi di Fanano venne utilizzato per tutta l’epoca feudale divenendo la “Mutina Pistoria”, strada citata in un trattato siglato nel 1225 tra il Comune di Modena e quello di Pistoia.

Tra l’XI e gli inizi del XII secolo, durante l'epoca feudale delle lotte faziose tra Guelfi e Ghibellini, Fanano venne infeudata ai “milites de Feroniano” ed organizzata in federazione unitaria con i modenesi nel 1205 diventando la parte più consistente del Comune Federale del Frignano.
Nel XIII secolo il Frignano, dopo i sanguinosi contrasti tra Modena e Bologna, finì per sottomettersi alla Casa d'Este.
Documentato capoluogo di comune nel 1263 e nel 1321, Fanano passò tuttavia anch’esso sotto la dominazione estense che si espresse nella investitura imperiale dei castelli del territorio e nell’aggregazione alla provincia di Sestola; nel 1347, con solenne giuramento, Fanano promise fedeltà all'estense Obizzo Filippo Gonzaga (schierandosi con la fazione Ghibellina). Mantenendo sempre fedele al giuramento fatto, sostiene la casa estense nelle varie battaglie nel 1343, nella ribellione al governo pontificio del 1510 e nel 1597.

A questo secolo si possono far risalire le numerose costruzioni difensive che ancora costellano la montagna. Molti castelli, protetti da alti bastioni e arroccati su rupi ripidissime, sorsero sulle rovine di baluardi più antichi: in quel periodo venne edificato il Castello di Fanano con le mura dette “Baraccane”, di cui è rimasta ancora oggi l’antica Torre del Poggiolo, sebbene Fanano possedesse fortificazioni già alla fine del 1000.

Sotto gli Este, secoli di relativa tranquillità, venne avviato il metodico sfruttamento delle risorse naturali. La forza dei numerosi corsi d'acqua era utilizzata per muovere le macine dei mulini; la presenza di molti metati nel territorio suggerisce che il loro prodotto principale era la farina di castagne. Ma l'economia montanara si fondava anche sull'allevamento del bestiame, soprattutto ovino: l'ottima qualità della lana modenese era già nota in epoca romana. La presenza di toponimi come Canevare, frazione di Fanano, ricorda che la canapa non era coltivata solo in pianura ma, nelle situazioni più favorevoli, anche in Appennino. Ma erano soprattutto le grandi foreste che ammantavano le pendici dei monti a rappresentare la risorsa naturale più importante.

Sul finire del XIII sec. il Comune di Modena concesse al paese di Fanano di poter effettuare mensilmente un libero mercato che diventò importante centro di scambi, punto di riferimento della montagna. Grazie alle comunicazioni ed agli scambi commerciali con la vicina Toscana, Fanano vive un periodo di espansione economica.

Con la costruzione della Via Vandelli e più tardi della Via Giardini, il paese perse il privilegio di essere al centro delle comunicazioni e con ciò iniziò il suo declino, che raggiunse il culmine all'inizio del XX secolo quando con l'emigrazione le montagne iniziarono a spopolarsi.

Nel 1433 Fanano accolse Cosimo dé Medici cacciato da Firenze e papa Eugenio VI. Partecipò alle battaglie della corte estense, alle guerre di Fiandra e di Garfagnana, nel 1642 fu presente nella lotta contro i Barberini. Nel 1707 partecipò alla cacciata dei francesi da Sestola, dal 1734 al 1738 alle guerre per la successone di Polonia, dal 1742 al 1748 a quelle per la successione in Austria. Nel 1831 animato dai moti carbonari, insorse contro il duca Francesco IV, che nel 1833 punì duramente i carbonari fananesi e privò il paese dei pubblici uffici.

Dopo aver partecipato con propri rappresentanti alle guerre di indipendenza ed aver sacrificato oltre 100 cittadini nella guerra mondiale del 1915/18, dal 1944 alla primavera del 1945 è teatro di aspre lotte tra l’invasore tedesco e il movimento di Liberazione. E’ su queste montagne che si attestarono da una parte i tedeschi e dall’altra gli americani. Il territorio faceva parte dello sbarramento della Linea Gotica. 

 

Fanano ha però conservato una sorta di primato religioso tra i centri del Frignano, attestato ancora oggi dai numerosi edifici di culto presenti, legati alla presenza nei secoli di numerose comunità religiose che ebbero, grazie alle scuole che istituirono, l’opportunità di diffondere la cultura tra la popolazione; è grazie a questo se si possono annoverare parecchi fananesi illustri che si distinguono specialmente dal ‘500 nella letteratura, nella filosofia, nelle discipline scientifiche, nelle invenzioni e scoperte e in generose iniziative filantropiche. Le principali comunità che operarono a Fanano furono:

 

  1. II Monaci Benedettini (749-753) che crearono due scuole: una per i religiosi detta “ Scola claustri” e l’altra per gli esterni, la “Schola canonica o externa” chiuse, presumibilmente quando i monaci nel 753 si trasferirono a Nonantola;
  2. I Minori Conventuali di S. Francesco (1230-1768). Nel 1635, a seguito di una cospicua donazione, il Convento si trasforma in Collegio per l’istruzione dei figli della borghesia. Il monastero cessa di esistere nel 1768 quando viene unito a quello di Fiumalbo;
  3. Le Suore di Santa Chiara (dal 1597 a tutt’oggi). In questo convento dal 1599 si insegnava sia alle ragazze ricche che alle meno abbienti lettura, scrittura, conteggio, lavori femminili, disegno, ricamo e religione. Le ragazze più abbienti provvedevano con un aumento della propria retta, al mantenimento di quelle più povere. La scuola venne soppressa nel 1890;
  4. I Chierici delle Scuole Pie, i Padri Scolopi (1619-1810). La scuola venne aperta il 7 luglio del 1621 ed in ossequio alle disposizioni pedagogiche fissate da San Giuseppe Calasanzio, istruì ed educò alla sapienza e alle virtù cristiane. Nel luglio del 1621, visto l’elevato numero di alunni, venne istituito un corso superiore a carattere umanistico-scientifico, a completamento delle classi elementari. Due anni dopo si aprì un noviziato con regolare corso di grammatica . La scuola fu chiusa da Napoleone I nel 1810. Tra i personaggi illustri fananesi che hanno frequentato questo collegio si ricordano O. Corsini, N. Pedrocchi, G. Sabbatini.
  5. Le Suore Cappuccine (dal 1702 a tutt’oggi). Don Gian Battista Eugenio Lolli nel 1707 aprì una scuola per fanciulle esterne dove si imparava la lettura, la scrittura, il conteggio, il disegno, il ricamo e tutti gli altri lavori che “si convengono alle donne “, in più alle alunne più promettenti si impartiva un’istruzione classica. Anche questa scuola fu soppressa da Napoleone I nel 1810; venne però riaperta nel 1816 su consiglio di Francesco Maria d’Este, Vescovo di Reggio.
  6. E’ da menzionare infine il Convitto degli Scolari di Legge fondato nel 1821 per volere di Francesco IV. Il Duca, preoccupato dai moti carbonari del 1821 e temendo che l’accentramento dei giovani all’Università di Modena potesse agevolare il diffondersi delle idee carbonare, decise di separare gli studenti in Legge distaccandoli nei Convitti aperti a Fanano, Reggio e Mirandola. Anche Fanano però prende parte ai moti carbonari del 1831 e del 1833 quindi Francesco IV nel 1835 ordina la chiusura immediata del Convitto.